Media: “Israele rinvierà operazioni a Rafah”. Oms: “Pronto piano emergenza ma non eviterà morti”

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(Adnkronos) – L’Egitto avrebbe “ricevuto la promessa” da Israele di “rinviare qualsiasi operazione militare a Rafah almeno fino alla fine della prossima settimana”. A scriverlo è il giornale libanese Al Akhbar, citando fonti egiziane. 

Allo stesso tempo però i mediatori di Egitto e Qatar, coinvolti nei negoziati per l’accordo per il rilascio degli ostaggi trattenuti dall’attacco del 7 ottobre nella Striscia di Gaza, hanno concesso ad Hamas più tempo per rispondere all’ultima proposta, ritenendo che dal movimento potrebbe arrivare un secco ‘no’, acrive ancora Al Akhbar, secondo cui i mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno ricevuto “indicazioni certe” sul fatto che al momento la posizione di Hamas è “negativa”. Per questo, si legge in un articolo pubblicato dopo le indiscrezioni secondo cui la risposta del gruppo era attesa entro ieri sera, sono stati “riavviati i contatti tra Egitto, Israele e Stati Uniti” con l’obiettivo di “evitare il fallimento dei negoziati”. 

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha annunciato di aver elaborato un piano di emergenza da mettere in atto nel caso di un’operazione militare di terra israeliana a Rafah. ”Ma questo piano non eviterà altre morti”, ha precisato l’Oms. ”Naturalmente, stiamo elaborando piani di emergenza per garantire che il sistema sanitario sia preparato e possa continuare a fornire assistenza”, ha dichiarato il portavoce dell’Oms Richard Peeperkorn in una conferenza stampa a Ginevra. 

”L’operazione militare porterà a una nuova ondata di sfollamenti, maggiore sovraffollamento, minore accesso al cibo, all’acqua e ai servizi igienico-sanitari”, ha aggiunto. L’Oms, ha sottolineato, è ”estremamente preoccupata” che, a causa di una possibile operazione militare a Rafah, ”il valico venga chiuso”. E chiede che ”qualunque cosa accada resti aperto il valico” di Rafah che è centrale per l’arrivo di aiuti umanitari per la popolazione palestinese. 

Nelle scorse ore l’israeliano Channel 12 aveva riferito di un’insistenza del leader di Hamas a Gaza, Yahya al-Sinwar, su tre richieste. Continuerebbe a chiedere garanzie sulla fine del conflitto, ha detto ieri sera al canale una fonte vicina al leader di Hamas. Sinwar vorrebbe un impegno nero su bianco per “la fine senza condizioni dei combattimenti”. 

Stando all’emittente, Sinwar chiede anche a Israele di non impedire il ritorno in Cisgiordania dei detenuti palestinesi che verranno rilasciati in cambio della liberazione degli ostaggi. Secondo l’ultima bozza di accordo, Israele vorrebbe trasferire i detenuti che scontano condanne all’ergastolo nella Striscia di Gaza o all’estero. Il leader di Hamas a Gaza vorrebbe anche dettagli sui materiali che Israele non vuole far entrare nella Striscia durante la ricostruzione. 

Il kibbutz Be’eri ha annunciato che il suo cittadino Dror Or, 49 anni, è stato ucciso dai miliziani di Hamas durante l’attacco del 7 ottobre e che il suo corpo è trattenuto a Gaza. Finora era stato designato come ostaggio. I suoi due figli, Noam di 17 anni e Alma di 13, erano stati rapiti insieme a lui, ma sono stati rilasciati il 25 novembre come parte di un accordo temporaneo di cessate il fuoco mediato dal Qatar e dagli Stati Uniti tra Hamas e Israele. La moglie di Or, Yonat, era stata invece trovata morta qualche giorno dopo l’attacco del 7 ottobre. 

Il fratello maggiore di Noam e Alma, Yahli, è sopravvissuto perché stava partecipando a un programma di volontariato di un anno nel nord di Israele e non era nella sua casa il 7 ottobre. 

Non c’è alcuna indicazione che Hamas stia pianificando di attaccare le truppe americane dalla Striscia di Gaza, dove gli Stati Uniti stanno costruendo un molo per la consegna di aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Ma allo stesso tempo è stata rafforzata la sicurezza dei soldati americani nell’area, come ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il capo del Pentagono Lloyd Austin. ”Per me è molto importante la sicurezza dei nostri uomini”, ha affermato, spiegando che ”al momento non vedo alcuna indicazione che ci sia l’intenzione” di Hamas di attaccare le truppe Usa. Tuttavia, ha detto Austin, ”questa è una zona di combattimento e possono succedere una serie di cose, e succederanno una serie di cose”. 

Sono otto i soldati siriani che sono rimasti feriti in quello che, secondo l’agenzia di stampa Sana, è stato un attacco aereo israeliano su Damasco che ha causato “danni materiali”. Citata dalla Sana a condizione di anonimato, una fonte militare siriana ha spiegato che gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato i loro missili dalle alture di Golan contro un obiettivo nella zona della capitale.