Israele e l’ordine di evacuare Rafah est, Hamas: “Provocherà collasso colloqui”

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(Adnkronos) – Le forze armate israeliane hanno cominciato a chiedere alla popolazione palestinese presente nella zona di evacuare i quartieri della parte orientale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, vicini al confine israeliano, in vista della pianificata offensiva nell’area meridionale dell’enclave. A riportarlo è il ‘Times of Israel’, precisando che ai civili viene chiesto di spostarsi verso la zona umanitaria delle aree di al-Mawasi e Khan Younis. 

“L’Idf agirà con estrema forza contro le organizzazioni terroristiche nelle vostre aree di residenza, come ha fatto finora. Chiunque si trovi vicino a organizzazioni terroristiche mette a rischio la propria vita e quella della propria famiglia”, si legge in un messaggio postato su X dal portavoce in arabo dell’Idf, con un “appello urgente a tutti i residenti e agli sfollati nell’area del comune di Al-Shouka e nei quartieri – Al-Salam, Al-Jeneina, Tabet Ziraa e Al-Byouk nell’area di Rafah nei blocchi: 10-16, 28 , 270”. Nel messaggio si avverte inoltre che “Gaza City è ancora una pericolosa zona di combattimento”. “Astenetevi dal tornare a nord. Vi avvertiamo di stare lontani dalla barriera di sicurezza orientale e meridionale”, si chiede inoltre. 

L’appello di Israele ai civili a evacuare parti di Rafah in vista di una potenziale offensiva di terra porterà al collasso dei precari colloqui per un accordo di tregua e la liberazione degli ostaggi. A dichiararlo è stato un funzionario di Hamas al sito Walla, citato dal Times of Israel. 

“La decisione israeliana di iniziare l’evacuazione della popolazione fermerà i negoziati sull’accordo, che erano progrediti bene. Eravamo vicini a un accordo”, ha detto al sito. “Netanyahu si illude che la minaccia di un’invasione di Rafah metta sotto pressione Hamas. Porterà solo al fallimento dei negoziati”. 

Rapporti palestinesi affermano che l’Egitto avrebbe bloccato il valico di frontiera di Rafah con blocchi di cemento, impedendo agli abitanti della Striscia di uscire o entrare nel Paese, scrive Ynet News. 

“Siamo in una situazione in cui qualsiasi avanzata su larga scala da parte delle forze israeliane a Rafah significherà più sofferenza e morte. La conseguenza sarebbe devastante per la popolazione di Rafah, che è sei volte la popolazione prebellica: metà degli 1,4 milioni di abitanti sono bambini. La maggior parte di queste persone sono già state sfollate molte volte. La sfida in questa fase è insormontabile”. Lo ha detto ad al Jazeera il portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Jonathan Fowler. 

“Gli ordigni inesplosi devono essere rimossi prima che le persone ritornino nelle zone (che avevano abbandonato) e vivano in sicurezza. Altrimenti le persone sono spinte verso aree nelle quali la loro vita è a rischio – ha aggiunto Fowler – Nella Striscia di Gaza nessun posto è sicuro, le persone sono state costantemente sfollate, più e più volte. Anche i piani di emergenza offrono poco conforto. Le conseguenze di una simile offensiva sarebbero semplicemente catastrofiche”. L’Unrwa in ogni caso non lascerà la sovraffollata città meridionale di Gaza. 

Le dichiarazioni del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha assicurato che Israele effettuerà un’operazione a Rafah, hanno indotto Hamas a irrigidire la sua posizione nei negoziati per un potenziale accordo di tregua e rilascio degli ostaggi. A puntare il dito contro il premier israeliano è un funzionario dello stato ebraico citato in forma anonima dal New York Times. 

I negoziati sono ora in “crisi” e Hamas li sta usando per cercare di assicurarsi che le truppe israeliane non inizino un’offensiva di terra nella città meridionale di Gaza, ha aggiunto, parlando a poche ore dall’ordine di evacuazione di parte della città di Rafah. 

“Hamas, secondo il funzionario, sta cercando di ottenere ulteriori garanzie che Israele non applichi solo una parte dell’accordo e poi riprenda i combattimenti”, afferma il New York Times, come riporta il Times of Israel. 

Negoziati sospesi tra Israele e Hamas fino a domani, martedì 7 maggio. Al termine di una giornata di intensi negoziati per una tregua a Gaza, la delegazione di Hamas che era al Cairo per i colloqui ha consegnato la risposta del gruppo ai mediatori di Egitto e Qatar ed è partita alla volta di Doha per consultazioni interne al movimento. La delegazione sarà di nuovo nella capitale egiziana domani, riferisce il canale egiziano Al Qahera. A Doha anche il capo della Cia William Burns “per un incontro con il premier Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani” con l’obiettivo di parlare “dell’impegno per raggiungere un accordo sugli ostaggi a Gaza”. Israele intanto blocca tutte le attività di Al Jazeera nel Paese. 

Dal canto suo, in una dichiarazione video, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Israele “non accetterà richieste di Hamas il cui significato è la resa” e il ritiro delle truppe delle Idf dalla Striscia. “Israele non può accettarlo – ha detto -. Non siamo pronti ad accettare una situazione in cui i battaglioni di Hamas escono dai loro bunker, riprendono il controllo di Gaza, ricostruiscono la loro infrastruttura militare e tornano a minacciare i cittadini di Israele nelle comunità vicine, nelle città del sud, in tutte le zone del Paese”. “Israele continuerà a combattere fino al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi”, ha quindi ribadito Netanyahu, accusando Hamas di “rimanere trincerato nelle sue posizioni”, mentre Israele si dice ancora aperto a un accordo. 

Ottant’anni dopo la fine dell’Olocausto, Israele affronta di nuovo un nemico “spietato e brutale” che cerca la sua distruzione, ha poi detto Netanyahu nel corso della cerimonia ufficiale di commemorazione di Yom Hashoah a Yad Vashem. L’attacco di Hamas del 7 ottobre “non è stato un Olocausto non per l’assenza di intenzione di annientarci, ma per mancanza di capacità”, afferma il premier israeliano insistendo sul fatto che il gruppo terroristico palestinese aveva la “stessa intenzione”dei nazisti di spazzare via il popolo ebraico. “Gli assassini di Hamas sono guidati dallo stesso identico obiettivo”, insiste, sottolineando che, a differenza dell’Olocausto, oggi Israele “ha la forza per difendersi”. Israele “completerà l’eliminazione delle capacità di Hamas” e libererà gli ostaggi, promette Netanyahu. 

Dal canto suo il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha accusato Netanyahu per il “proseguimento dell’aggressione e l’allargamento del conflitto, per il sabotaggio degli sforzi fatti tramite i mediatori e varie parti”. Hamas vuole arrivare a un accordo per il cessate il fuoco che ponga fine all’ “aggressione”, garantisca il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia di Gaza e preveda uno scambio di prigionieri “serio”, ha detto Haniyeh