Ucciso in raid Israele comandante Hezbollah condannato per attentato Hariri

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(Adnkronos) – Salim Jamil Ayyash, comandante di Hezbollah condannato per il suo coinvolgimento nell’attentato contro l’ex premier libanese Rafik Hariri, è stato ucciso in un raid israeliano. Lo rivela la tv saudita al Arabiya, mentre notizie non confermate che circolano sui social media riferiscono che Ayyash sarebbe stato ucciso in un attacco nei pressi della città siriana di al Qusayr. Sulla sua testa pendeva una taglia di dieci milioni di dollari posta dagli Stati Uniti. Secondo il dipartimento di Stato americano, era a capo della squadra omicida Unità 151 di Hezbollah. Nel 2020 era stato condannato in contumacia all’ergastolo dal tribunale ad hoc dell’Onu per l’uccisione di Rafik Hariri il 14 febbraio del 2005 a Beirut. 

Benjamin Netanyahu ha rivendicato per la prima volta di aver dato il via libera all’operazione dei cercapersone in Libano a settembre contro gli operativi di Hezbollah. All’Afp, il suo portavoce, Omer Dostri, ha riferito che il premier israeliano ha detto di aver autorizzato l’operazione – con l’esplosione dei pager che avevano causato il ferimento di centinaia di persone – nel corso della riunione settimanale del Consiglio dei ministri. 

Netanyahu ha inoltre reso noto di aver parlato per tre volte negli ultimi giorni con Donald Trump. Questo, almeno, quanto il premier ha riferito durante una riunione del governo, come riporta il Jerusalem Post. “La vediamo allo stesso modo sulla minaccia iraniana”, ha affermato Netanyahu. 

In una dichiarazione in video, riporta il Times of Israel, Netanyahu ha parlato di colloqui “volti a rafforzare ulteriormente la forte alleanza tra Israele e Stati Uniti” e di uno scambio “molto positivo e molto importante”. “La vediamo allo stesso modo sulla minaccia iraniana in tutti i suoi aspetti e sul pericolo che rappresenta – ha affermato – Vediamo anche le grandi opportunità che Israele ha di fronte a sé, nell’espansione della pace e in altri campi”.  

Sugli scontri di Amsterdam, Netanyahu sostiene esista una “linea chiara che collega due attacchi antisemiti contro Israele a cui abbiamo assistito di recente sul territorio olandese” e parla “dell’attacco legale criminale contro Israele alla corte internazionale dell’Aja e del violento attacco criminale contro cittadini israeliani lungo le strade di Amsterdam”. 

La cronaca delle ultime ore vede sotto i riflettori Tzachi Braverman, capo dello staff del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che è stato indicato come il funzionario coinvolto in un presunto ricatto a un ufficiale di alto grado della segreteria militare nell’ufficio del primo ministro, riportano i media israeliani riguardo il caso di un sospetto ricatto – con video sensibili – per modificare i verbali delle riunioni in tempo di guerra. A poche ore dalla pubblicazione dell’indiscrezione dell’emittente ‘Kan’, Braverman ha minacciato azioni legali se l’articolo non fosse stato rimosso, oltre a chiedere scuse pubbliche e un risarcimento di 100.000 shekel (circa 25.000 euro).  

L’Ufficio del premier ha pubblicato una lettera dell’avvocato di Braverman in cui si chiedono scuse immediate e la ritrattazione da parte del giornalista politico di Kan Michael Shemesh e del direttore generale della rete Golan Yochpaz. La lettera definisce l’indiscrezione di Kan “menzogne, ‘fake news’ e gravi calunnie, oltre a un incitamento selvaggio in tempo di guerra” e si legge che Kan non avrebbe contattato Braverman prima di pubblicare il rapporto. 

Per Braverman si tratta di “diffamazione” e di “falsità”. “E’ tutta una bugia dall’inizio alla fine – ha detto – L’obiettivo è colpire me e l’ufficio del premier nel mezzo della guerra”. Diversi mesi fa, secondo le notizie del giornale, l’ufficio del capo di Stato Maggiore Herzi Halevi era stato informato del fatto che l’ufficio del premier era in possesso di immagini personali riguardo un ufficiale delle Idf e ne stava facendo un uso inadeguato. 

Intanto continuano i raid. Sarebbe di almeno 33 morti, compresi 13 minori, il bilancio provvisorio di un raid aereo che ha colpito Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza. Lo denuncia l’agenzia palestinese Wafa, secondo cui jet israeliani hanno bombardato e raso al suolo una casa nella zona centrale della città, dove si trovavano molte persone e anche sfollati. Stando alle notizie riportate dall’agenzia, le 33 vittime sono tutti civili. La Wafa parla di “un numero significativo di feriti”, che però non viene precisato, e di molte persone che sarebbero sotto le macerie. 

Si aggrava ancora e sale ad almeno 23 morti, compresi sette “bambini”, il bilancio del israeliano che ha colpito un’abitazione nella località di Aalmat, a nord della capitale libanese Beirut. Lo denuncia il ministero della Salute libanese, come riporta L’Orient Le Jour. Il giornale libanese precisa che si tratta di un bilancio ancora provvisorio. I feriti sono almeno sei. 

Il Qatar conferma intanto di aver sospeso la mediazione tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. E fa sapere che “riprenderà i suoi sforzi con i partner quando le parti dimostreranno la loro volontà e serietà nel porre fine a una guerra brutale e alle sofferenze dei civili causate da condizioni umanitarie catastrofiche nella Striscia”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, dopo una giornata di indiscrezioni e smentite sul ruolo di Doha e sulla chiusura degli uffici di Hamas nella capitale dell’emirato. 

Il Qatar, si legge nel comunicato in cui si definiscono “inaccurate” le notizie su un ritiro dalla mediazione, “ha notificato alle parti dieci giorni fa, durante gli ultimi tentativi di raggiungere un accordo, che avrebbe sospeso i suoi sforzi di mediazione se non fosse stata raggiunta un’intesa in quel round”. 

Sul versante Yemen, la tv Al Masirah, affiliata agli Houthi, ha riferito che caccia della coalizione Usa-Gran Bretagna hanno condotto sette attacchi aerei su obiettivi nel nord dello Yemen controllato dagli Houthi. Secondo la tv, gli attacchi hanno preso di mira siti militari nella capitale Sanaa e nella provincia settentrionale di Amran. La nuova offensiva è arrivata poche ore dopo la notizia di ieri sera di tre attacchi aerei della coalizione su altri siti a Sanaa. La coalizione non ha ancora commentato gli attacchi, ma gli abitanti della capitale yemenita hanno riferito di forti esplosioni udibili in tutta la città.