Taxi a Roma introvabili, code e disagi. Da Milano a Palermo, come funziona nelle altre città. E in Europa?

0
56

(Adnkronos) – Aspettando le nuove licenze ‘doppie’ del Campidoglio, Roma si trova evidentemente in una situazione di sofferenza, certificata da articoli di giornale e testimonianze dei viaggiatori: e i numeri raccontano appieno questa carenza di mezzi per la mobilità dei singoli. La Capitale infatti (con oltre 3 milioni di residenti più 15 milioni di turisti transitati solo nei primi sei mesi dell’anno) può contare su 7.962 licenze taxi attive, cui vanno aggiunti circa 1.000 Ncc. Si tratta praticamente – in base ai dati dell’Ufficio Studi Uritaxi – della metà dei 15.777 taxi censiti a Madrid con un numero di turisti molto simile, e costi mediamente più bassi (il viaggio dall’aeroporto al centro della città costa 30 euro contro i 50 da Fiumicino al cuore di Roma).  

In realtà fra le grandi capitali europee è Parigi quella con l’offerta più forte con 19.124 taxi attivi, anche se con un numero di turisti superiore e un’area maggiore da coprire. Sopra quota 15 mila (15.127 per l’esattezza) anche Londra, che però conta quasi 9 milioni di residenti. Sui livelli romani (8100 taxi attivi) anche Berlino, dove però il numero di turisti atteso è quasi la metà di quello dell’Urbe. Forte anche l’offerta a Barcellona (10.521 ‘auto bianche’, in realtà gialle e nere) e, considerando le dimensioni inferiori, Bruxelles (3250).  

Ma è Atene il ‘paradiso’ di chi vuole affidarsi a un taxi: i 13.760 veicoli in circolazione giorno e notte, peraltro con tariffe assai ridotte rispetto alle altre grandi capitali, fanno dei taxi un sostituto efficace ed economico per muoversi sotto l’Acropoli e in tutta l’Attica. 

”Sono due anni che diciamo che è necessario rilasciare immediatamente 300 licenze”. Così Loreno Bittarelli, presidente di itTaxi e Uri-Unione dei RadioTaxi d’Italia all’Adnkronos dopo le ennesime denunce sui social, ultime in ordine di tempo dall’attrice Nancy Brilli e da Crispian Balmer, corrispondente della Reuters in Italia, sulla difficoltà di trovare i taxi a Roma. 

“Adesso il Comune di Roma ha deciso di fare il bando oneroso sfruttando il decreto Bersani, in modo che il 20% del costo della licenza vada ai Comuni. Che senso ha assegnare la licenza a chi ha più soldi. E’ la prima volta che si rilasciano le licenze col bando oneroso, Veltroni ne rilasciò 2.500 a titolo gratuito”. “Al momento a Roma le auto bianche sono circa 7.800. Fino ad ora ci siamo persi in chiacchiere, non è chiaro quante licenze rilascerà Gualtieri: 1000-1.500-2000? Sembra che il prezzo sarà di circa 70mila euro a licenza. Il bando ha avuto già l’ok dell’Art e dovrebbe uscire a luglio. Quello che noi suggeriamo invece è di andare per gradi ma di iniziare subito. Mentre entrano in circolazione nuovi taxi vanno adeguate le infrastrutture: ad esempio aumentare le piazzole e le corsie preferenziali”. Infine Bittarelli sottolinea un’altra criticità: ”Un elemento che non aiuta è il costo del servizio, non è possibile che la tariffa sia ferma da quasi 13 anni. Va adeguata ai costi di gestione, altrimenti l’incontro tra domanda e offerta si altera”. 

“Nel mese di maggio e giugno abbiamo registrato un afflusso turistico internazionale consolidato, conseguente una crescita progressiva e costante in 11 anni della nostra attività in Italia, con richieste di corse che sono cresciute di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Ad affermarlo all’Adnkronos è Lorenzo Pireddu, general manager di Uber Italia facendo il punto sull’evoluzione della domanda nelle grandi città. “A questo si somma la crescita delle richieste dei cittadini italiani, soprattutto verso stazioni e aeroporti, che in un anno sono cresciute di oltre il 20%. Un trend che è destinato ad intensificarsi ulteriormente durante i mesi estivi e il risultato è che sulla nostra app circa il 40% delle richieste rimane inevasa”. 

“Oltre ai numeri della nostra App a livello internazionale, che conta 150 milioni di utenti attivi su base mensile a livello globale – sottolinea Pireddu-, abbiamo registrato un incremento delle richieste degli utenti nazionali che solo negli ultimi 12 mesi è stato pari a oltre il 20%. Questo grazie al fatto che siamo sempre più presenti sul territorio nazionale, di recente abbiamo lanciato la nostra applicazione nel nord est, Veneto e Friuli Venezia Giulia, abbiamo intensificato la nostra presenza in Sardegna, e a breve lanceremo in una nuova regione. E questo grazie al fatto che abbiamo da 2 anni ampliato il nostro portafoglio prodotti, offrendo diverse opzioni di mobilità, come i taxi che si sono aggiunti agli Ncc. Tale offerta combinata è stata particolarmente apprezzata dai nostri utenti”. Da anni, aggiunge il general manager di Uber Italia, “offriamo la possibilità di muoversi attraverso la micromobilità di Lime, e di recente abbiamo siglato un’importante partnership con Italo, che ci consente di offrire un’esperienza di viaggio door-to-door sempre più semplice e che risponde alle esigenze di mobilità di cittadini e turisti”. 

“Il ministero sta varando dei decreti che limiteranno ulteriormente l’offerta di mobilità nelle città italiane e aggraveranno la situazione già critica che stiamo vivendo in tutta la nazione, come testimoniano le lunghe code di cittadini e turisti fuori dalle stazioni ed aeroporti. Se questi decreti saranno attuati andremo incontro a un collasso del sistema del trasporto nelle nostre città, con il risultato che sarà sempre più difficile spostarsi e si ritornerà ad un uso intensivo della propria auto, data la mancanza di alternative”.  

Alcuni taxi, sottolinea Pireddu, “lamentano una disparità di regole tra taxi e Ncc. La soluzione è garantire maggiore flessibilità per tutti affinché la concorrenza nel mercato possa produrre vantaggi per i consumatori, non adottare politiche protezionistiche dell’interesse economico di una categoria. Se l’obiettivo, come ha detto più volte il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è che tutti lavorino meglio, la soluzione è rimuovere rigidità e non introdurne di nuove”. 

“Il Giubileo alle porte obbliga a ripensare con urgenza la qualità e la quantità dell’offerta di servizi di trasporto: al di là degli interventi infrastrutturali che sono in corso e stanno inevitabilmente causando dei disagi alla circolazione, nel breve periodo, la scelta annunciata dal Campidoglio di un aumento del numero delle licenze taxi e delle autorizzazioni Ncc è quanto mai necessaria”. 

“Come ha ribadito più volte la Corte Costituzionale, crediamo che al centro di qualunque ragionamento vada messo l’utente, che ricerca servizi di trasporto tramite applicazioni tecnologiche e sulla quale le due categorie, taxi e Ncc, devono confluire per soddisfare tali bisogni di mobilità senza barriere artificiali alla concorrenza”. Per Pireddu “bisogna permettere alle persone di accedere a servizi di trasporto affidabili ed efficienti, che rispondano all’esigenza del momento e che garantiscano disponibilità e tempi di attesa ragionevoli”. 

“Noi – spiega – siamo pronti a mettere a disposizione la nostra tecnologia, come abbiamo già fatto in tanti paesi, come strumento in grado di comprendere il vero fabbisogno di mobilità delle nostre città adattando l’offerta di conseguenza, anche prevedendo meccanismi flessibili nella determinazione della tariffa e dei turni di servizio”. 

Sono in tanti e lavorano poco, in media percorrendo cinque-sei tratte al giorno, qualcosa in più nei posteggi più battuti, in un turno di otto ore, dovendo procedere a rotazioni ampie per avere a bordo i clienti, nonostante il boom di presenze turistiche a Napoli, soprattutto, in questo periodo. Poi c’è la concorrenza delle note applicazioni per il trasporto privato e i costi di gestione. I dati sulle dichiarazioni dei redditi pubblicate da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, secondo cui i tassisti napoletani in media dichiarano poco meno di 10.200 euro annui, trova conferma nelle parole di alcuni conducenti in attesa di chiamata, all’aeroporto di Capodichino, che produce ormai un intenso traffico di turisti a ogni ora del giorno. “Il sazio non crede al digiuno”, così esordisce, con una battuta espressa in napoletano all’Adnkronos Marco, tassista da 25 anni. “Si parla spesso senza sapere le cose. Noi sosteniamo spese ingenti, ci sono quelle per il carburante, c’è la concorrenza sleale degli abusivi, ci sono gli Ncc. Personalmente faccio un fondo cassa quotidiano per la manutenzione del taxi, poi pago circa 2.000 euro annui di assicurazione, il 40% in più di quanto costa a un privato, poi c’è il collaudo annuo di 80 euro, il costo di un test psicologico, si parla poco dei costi che sosteniamo”. 

E se l’Antitrust nei mesi scorsi ha sollecitato anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, a incrementare il numero delle licenze, per i tassisti uno dei nodi è il mancato aumento delle tariffe: “Siamo fermi al tariffario di 20 anni fa, nel frattempo tutto è aumentato, così il nostro guadagno è sempre più basso”, spiegano in coro, ammettendo che ci sono ancora colleghi che non emettono fatture. “Avviene in tutte le categorie professionali”, incalzano alcuni. Gennaro, tassista 45enne, ammette che “con i turisti si guadagna di più ma ormai si guarda solo quello, c’è il tema dell’usura dell’auto, io incasso circa 30-40 euro al giorno in più, il fatturato quotidiano è di 70 euro circa”. 

Poi c’è la grande questione dei servizi di trasporto privato via app. “Si dice che le tariffe sono più basse, in realtà incassano anche di più, la differenza è fatta dalla prenotazione con lo smartphone, ma i turisti non sanno che pagano di più”, osserva Gennaro, che si serve di una delle più celebri piattaforme per prenotare un transfer diretto a Caserta: “Viene a costare 112 euro, io chiedo meno di 100 euro, ma ora per farci concorrenza queste aziende vengono a prelevare i clienti all’uscita principale dell’aeroporto, cosa che le forze dell’ordine a noi non consentono”. 

Operare in un regime di doppia guida con la possibilità di estendere l’attività a un parente o a un collaboratore – regolarmente messi in regola – per un turno extra di 6-7 ore. E’ l’ipotesi a cui guarda l’Amministrazione comunale di Palermo per venire incontro alle esigenze dei tassisti e ridurre eventuali disagi in vista della stagione turistica che si prepara ad entrare nel vivo. “Abbiamo incontrato nelle scorse settimane il sindaco Lagalla e l’assessore Forzinetti – dice all’Adnkronos Orazio Marra, presidente di Fitaxi Assoimpresa Palermo – per chiedere di avviare in città il regime di doppia guida e collaborazione familiare, l’amministrazione si è attivata per preparare la documentazione. L’obiettivo è rafforzare il servizio e colmare le criticità di eventuali chiamate inevase e attese”. Attese che nel capoluogo siciliano, però, non superano i 15 minuti.  

“Niente a che vedere con le quelle di ore che si registrano a Roma o Milano o con le code alla stazione Termini alla Capitale”, sottolinea Marra, spiegando che “da noi il problema si pone solo in estate con l’arrivo dei turisti, i maggiori utilizzatori del servizio. E le attese non superano i 15-20 minuti”. E spesso non perché manchino i taxi. “Nell’ultimo anno a Palermo è arrivato anche Uber, una sola cooperativa, però, ha deciso di aderire al servizio, circa 170 mezzi, la metà del parco taxi che circola a Palermo. L’app di Uber, però, è la più usata dai turisti stranieri”. La conseguenza? “Che magari chiami Uber, in quel momento la cooperativa che aderisce al servizio non ha macchine a disposizione e la prenotazione viene rifiutata. Per il cliente è un disservizio, ma questo non significa che non ci siano taxi disponibili in città, ma solo che non c’è disponibilità su quella centrale operativa”.  

Con il Dl Asset il governo ha riformato le norme che disciplinano le licenze dei taxi. Per i comuni capoluogo di regione, sede di città metropolitana o di aeroporto, è consentito incrementare il numero delle licenze non più del 20 per cento rispetto a quelle già rilasciate. A Palermo i taxi sono 320. “Noi riteniamo – sottolinea ancora Marra – che la soluzione della doppia guida al momento sia la strada migliore per fronteggiare un eventuale aumento della domanda del servizio, che, lo ripeto, in città riguarda solo i mesi estivi. Prima di ampliare il numero delle licenze, anche alla luce della possibilità data agli Ncc di essere equiparati ai taxi, bisogna capire quanto realmente serve l’ampliamento, il rischio altrimenti è di trovarsi con un esubero di macchine”. 

“Milano, come Roma, è una città di transito, ci sono fiere, congressi, eventi. Tutto l’anno. Qui a Palermo, invece, viviamo soprattutto di turismo e, finita la stagione turistica, alberghi e ristoranti si svuotano. I palermitani di certo non prendono il taxi per spostarsi. In inverno un tassista può arrivare a effettuare 5-6 corse. Numeri diversi si registrano con l’arrivo dei turisti, la differenza di incasso tra le due stagioni è del 30-40%”. Quello su cui, invece, occorrerebbe focalizzare l’attenzione per il presidente di Fitaxi Assoimpresa Palermo, è il contrasto all’abusivismo. “In città è molto diffuso, servirebbero maggiori controlli per tutelare chi è in regola perché ogni ordinanza e regolamento senza controlli è cartastraccia”, sottolinea. E poi ci sono le tariffe. “Una corsa dalla stazione centrale a via Notarbartolo, a Palermo, costa dai 10 ai 15 euro in base al traffico. Sono tariffe bassissime, non aggiornate ai tempi. A un tassista mediamente a Palermo, tolte le spese, restano 15-18mila euro l’anno”. 

Milano non ha il Giubileo, ma ha le ‘week’, i grandi eventi e tanti turisti che come nella Capitale spesso faticano a trovare un taxi. Tra mezzanotte e le quattro del mattino nei fine settimana il numero di chiamate inevase superava già nel 2018 il 40%. Da allora, eccezion fatta per gli anni della pandemia, la situazione non è certo migliorata. Per questo l’amministrazione comunale punta ad ampliare l’offerta dei 4.855 taxi in circolazione a Milano città (5.404 nel bacino aeroportuale) con mille licenze in più: le prime 450, dopo il bando lanciato in primavera, potrebbero arrivare a breve, “appena dopo l’estate”, dice parlando all’Adnkronos da “ottimista senza pari” l’assessora alla Mobilità Arianna Censi. In ogni caso “entro l’anno, anche perché – ricorda – abbiamo avuto 700 richieste, quindi ragionevolmente ne troveremo 450 che andranno a regime”. 

Dopodiché il Comune lancerà il secondo bando, nonostante le resistenze della categoria, già ‘sconfitta’ al Tar della Lombardia e al Consiglio di Stato. “Io sono sempre stata convinta che essendo il bando una cosa di buon senso, avrebbe ottenuto il favore di chiunque fosse stato chiamato a giudicarla”. Per questo nonostante il ricorso “noi non abbiamo mai minimamente rallentato la nostra tabella di marcia”, assicura Censi. Certo però – osserva – “i tempi della pubblica amministrazione, soprattutto se hai sempre qualcuno che temi ti farà ricorso, diventano quasi un esercizio amanuense, perché devi fare le cose non bene, ma benissimo”. 

Nell’attesa dei nuovi taxi, Palazzo Marino ha deciso di liberalizzare i turni negli orari serali dal venerdì alla mezzanotte fino a fine luglio. Fasce particolarmente critiche in una città che negli ultimi anni ha anche scoperto una vocazione turistica. “Il nostro obiettivo è offrire un servizio che risponda sempre più alla domanda”, dice l’assessora. 

“Le parole del corrispondente della Reuters fanno male ma si limitano a fotografare la realtà” dice all’Adnkronos Andrea Romano, presidente di MuoverSì Federazione Ncc e Mobilità. “L’offerta di taxi e di trasporto pubblico non di linea nelle nostre città non è assolutamente in grado di rispondere all’enorme crescita dei flussi turistici che l’Italia sta registrando (lo scorso 4 giugno il Ministero del Turismo ha diffuso dati molto chiari: nel 2023 rispetto al 2022 si sono registrati 16 milioni di arrivi in più e oltre 39 milioni di presenze in più). Il risultato è davanti ai nostri occhi ogni giorno: file inaccettabili di cittadini e turisti di fronte alle stazioni e agli aeroporti in attesa di prendere un taxi, giornali italiani e stranieri piene di storie tutte uguali a quella raccontata oggi da Crispian Balmer”.  

”Con la nuova stagione turistica l’Italia ripeterà la pessima figura che ha già fatto la scorsa estate, essendo l’unico grande paese europeo dove un cittadino o un turista non può muoversi liberamente – aggiunge – La responsabilità di questo scandalo è solo e soltanto di una politica che non riesce a superare il ricatto della lobby dei tassisti, che è sempre riuscita a bloccare qualsiasi ipotesi di riforma tenendo in ostaggio il parlamento, il governo e il paese di fronte all’evidentissima necessità di un intervento di riforma”. ”La responsabilità più grande è oggi del ministro dei trasporti Salvini che, invece di avviare il cantiere per una nuova legge-quadro che sostituisca le disposizioni di oltre trent’anni fa e che finalmente permetta all’offerta di trasporto pubblico non di linea di rispondere a una domanda sempre crescente, ha recentemente varato decreti attuativi che riescono nel capolavoro di peggiorare una situazione già catastrofica: puniscono il Noleggio con Conducente, unica alternativa alla penuria di taxi, e ampliano i privilegi della casta dei tassisti”, aggiunge.  

”Un esempio macroscopico di assoluta cecità della politica, che passa sopra l’interesse nazionale e la credibilità del nostro paese nel mondo pur di premiare una lobby incapace di garantire servizi pubblici all’altezza – conclude – MuoverSì ribadisce, persino di fronte a questo ennesimo esempio di cecità politica, la propria totale disponibilità a interloquire con il governo e con tutto il parlamento per contribuire a riscrivere le regole del servizio pubblico non di linea: nell’interesse dei cittadini, dei turisti, delle nostre aziende e del buon nome dell’Italia”. 

”I tassisti dovrebbero diventare un servizio pubblico a tutti gli effetti. Oggi non lo sono, sono un ibrido. Di fatto quello del taxi è un servizio pubblico in mano ai privati” dice all’Adnkronos Francesco Artusa, presidente di ‘Sistema Trasporti’. ”Se anche mettessero 200 o 300 licenze in più, il problema non sarebbe risolto. Intanto sarebbero metà della Roma e metà della Lazio – ironizza – e quindi quando c’è il derby in giro non ci sarebbe nessuno. Ma anche la sera, la notte e nei weekend la situazione non cambierebbe. In Atac non sono gli autisti che decidono quando andare a lavorare: quindi se i tassisti hanno il pregio di definirsi servizio pubblico ci vorrebbe che il Comune ne potesse disporre. Molto spesso la gente non trova i taxi alla stazione perché lì non vanno perché la tratta è poco redditizia. Con un banalissimo collegamento satellitare si potrebbe dire ai 200 tassisti fermi da una parte di andare nei luoghi, dove magari ci sono 200 persone in fila e applicare sanzioni a chi si sottrae”. 

”Il problema è che alle soluzioni, come ai cavi dell’alta tensione, non ci si avvicina nessuno: sindaci governatori, ministri e presidenti del Consiglio”, sottolinea. ”C’è un ministero dei Trasporti impegnato ad aggravare questa situazione andando a colpire l’unica alternativa che c’era una volta ovvero il Noleggio con conducente – aggiunge -. Se stiamo vivendo questa emergenza dal 2021 in poi è perché nel frattempo è calata la capacità del noleggio con conducente di fare supplenza. Noi abbiamo contribuito alla mobilità fino al 2019 poi sono arrivate le nuove norme che hanno bloccato le autorizzazioni per gli Ncc. Normalmente siamo più competitivi sulle tratte più lunghe rispetto al transfer cittadino ma quando ci sono scioperi ad esempio il cliente lo sa, si muove per tempo e prenota anche spostamenti più piccoli. L’unica condizione per noi è partire dalla rimessa. Adesso però siamo sotto organico, non siamo riusciti neanche a rimpiazzare quelli che hanno cambiato lavoro dopo la pandemia. E questo perché c’è il blocco da parte del governo a rilasciare le autorizzazioni e c’è un inasprimento delle norme”. 

”Il problema vero è che né ai tassisti né al governo interessa se la gente sta a piedi – conclude -. Se un cliente prova a lamentarsi con un tassista del fatto che sta aspettando da 30 minuti lui risponderà: ma perché lei alla posta non aspetta? Per loro è assolutamente fisiologico il fatto che siano pochi. Che lo sia per loro posso anche capirlo ma che lo sia anche per il ministero e per il governo…”.