Mattarella: “Ho promulgato leggi che ritenevo sbagliate, ma era mio dovere farlo”

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(Adnkronos) – “Più volte mi è avvenuto di promulgare una legge che non condivido, che ritengo sbagliata, anche inopportuna”. E’ quanto ha detto oggi, 15 novembre, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando gli studenti in occasione dell’evento ’25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori’, presieduto da Andrea Ceccherini. “E’ stata approvata dal Parlamento che esercita la volontà politica e io ho il dovere di promulgare” a meno che non vi siano “evidenti incostituzionalità, in quel caso ho il dovere di non promulgare. Questo vale anche per alcuni decreti naturalmente”.  

I poteri dello Stato “non sono fortilizi contrapposti che cercano di sottrarre territorio l’uno all’altro. I poteri dello Stato – ha spiegato Mattarella – sono tutti chiamati a collaborare ciascuno nel suo compito, rispettando quello degli altri, è il principio del check and balance, dei contrappesi, dei limiti, degli equilibri, perché è importante per qualunque organo, per qualunque potere, il potere degli altri organi, perchè non vi sia nessuno nel nostro ordinamento che abbia troppo potere. Questa coralità di rispetto delle regole è fondamentale”. 

“Il Presidente della Repubblica promulga leggi, emana decreti e ha delle regole che deve rispettare – sottolinea Mattarella -. Ogni tanto sentirete appelli al Presidente della Repubblica ‘non firmi questa legge perché è sbagliata’ oppure ‘l’ha firmata vuole dire che la condivide’: sbagliano entrambi”.  

“Il Presidente della Repubblica entra particolarmente in attività quando il sistema si blocca, quando per una qualunque causa c’è un inceppamento del sistema, perché non tutto è prevedibile. Quando il sistema si blocca il Presidente della Repubblica interviene per aiutarlo a rimettersi in funzione. Oltre che un arbitro è come un meccanico, interviene per riparare, per rimettere in funzionamento il sistema che si è inceppato”. 

L’intelligenza artificiale “cambia la nostra vita, il nostro modo di ragionare, e quindi occorre attrezzarsi per essere preparati perché sia uno strumento che garantisca maggiore libertà e che non depaupera la consapevolezza umana. Quella umana ha consapevolezza e coscienza ed è quella che va tenuta sempre in cura maggiore”. 

“L’unità, la coesione non è antitesi alla dialettica politica, è il quadro in cui questa dialettica e questa contrapposizione si articola che è l’interesse nazionale del nostro Paese” sottolinea il Capo dello Stato. 

“Il continuo decremento della partecipazione al voto dei nostri cittadini è un segnale allarmante su cui tutti devono interrogarsi. Talvolta ho l’impressione che da parte delle forze politiche ci sia attenzione maggiore per chi vota”, ma “il problema principale del nostro sistema istituzionale è per chi non vota per indurlo a partecipare. La democrazia vive di partecipazione, se questa non c’è sfiorisce”. 

“È un rischio affidarsi al Web come medico di fiducia, lo vediamo in questi giorni con conseguenze drammatiche” dice facendo implicitamente riferimento ai recenti casi di cronaca, tra cui quello della 22enne, morta Roma per un intervento al naso.  

“Occorrono regole che difendano e garantiscano il cittadino da notizie artefatte, falsificate – aggiunge il Capo dello Stato -, difendano da fonti oscure, da dati acquisiti violando la privacy come avviene sovente, con l’acquisizione dei dati conservati in archivi e utilizzati per scopi più diversi da chi li detiene”. 

“L’informazione non è un prodotto ma un bene essenziale” rimarca Mattarella. “Il diritto-dovere di informare e di essere informati è garantito dall’articolo 21 della nostra Costituzione. I cittadini possono formarsi un’opinione autentica soltanto se viene garantita un’informazione libera, indipendente e plurale, in cui la funzione professionale dei giornalisti è quella di certificatori di verità, naturalmente con libertà articolata delle opinioni interpretative, mentre ai media permane il compito di essere i cani da guardia della democrazia”.