(Adnkronos) – Un altro casco blu è stato ferito nel sud del Libano. Lo riferisce l’Unifil in un comunicato dove spiega che la scorsa notte sono stati sparati colpi di arma da fuoco contro il quartier generale della missione Onu a Naqoura. L’Unifil si limita a indicare “attività militari in corso nei dintorni”. “Non sappiamo ancora l’origine del proiettile. Il militare è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di un proiettile all’ospedale della missione ed è in condizioni stabili”.
Sempre la scorsa notte edifici della postazione Unifil di Ramyah hanno riportato danni significativi a causa di esplosioni di un vicino bombardamento. La missione dei ‘caschi blu’ ricorda “a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza del personale delle Nazioni Unite e delle loro basi, anche evitando attività di combattimento nei pressi delle postazioni Unifil”.
Nei giorni scorsi, altri attacchi contro le postazioni Unifil, attribuiti subito invece alle Idf israeliane, avevano provocato oltre che danni materiali anche il ferimento di quattro ‘caschi blu’ di nazionalità indonesiana e dello Sri Lanka.
Le Idf continueranno a ”colpire le postazioni di Hezbollah” nel sud, ha annunciato il portavoce delle Idf Avichay Adraee su ‘X’ invitando i residenti a non fare ritorno nelle loro case ”fino a ulteriore avviso”. Sarà l’Idf a comunicare quando sarà ”sicuro” rientrare, ha aggiunto.
Mentre questa mattina Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro la base delle Idf a Haifa, nel sud di Israele, riporta Al Mayadeen, media vicino a Hezbollah, spiegando che i missili sono stati lanciati alle 6, ora locale. Hezbollah ha rivolto un avviso ai cittadini israeliani, chiedendo loro di stare lontani dalle basi militari.Una raffica di trenta razzi sono stati lanciati dal Libano verso Israele, ha confermato l’Idf mentre sono suonate le sirene nella zona di Haifa e sono stati intercettati due droni. Il Times of Israel precisa che non si registrano feriti.
Sono almeno 60 i libanesi che hanno perso la vita e 168 quelli rimasti feriti in raid condotti dai caccia israeliani nelle ultime 24 ore. Lo ha dichiarato il ministero della Sanità di Beirut parlando di 54 raid aerei che nello stesso arco di tempo hanno colpito il Paese dei Cedri. I raid sono stati concentrati soprattutto nel sud del Libano, nei quartieri meridionali di Beirut e nella Valle della Bekaa.
Continua intanto il pressing per arrivare ad un cessate il fuoco da parte del premier libanese Najib Mikati, che ha parlato a distanza di poche ore prima con Amos Hochstein, rappresentante della Casa Bianca, e poi con il presidente dell’Assemblea consultiva islamica dell’Iran, Mohammad Bagher Ghalibaf. Lo riporta la Nna, agenzia di stampa nazionale libanese.
Parlando con Hochstein per telefono, Mikati si è concentrato sulle strategie per fermare gli “scontri militari” e procedere con una soluzione politica globale basata sulla Risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che comporterebbe un cessate il fuoco permanente e la fine delle ostilità tra Hezbollah e Israele. Nell’incontro con Ghalibaf a Beirut, Mikati ha ribadito che la priorità del governo libanese è “lavorare per un cessate il fuoco, fermare l’aggressione israeliana e garantire la sicurezza del Libano e del suo popolo”, si legge sulla Nna.
Proseguono intanto gli attacchi di Israele su Gaza. Sono 22 le persone che hanno perso la vita e molte altre quelle che sono rimaste ferite a seguito dei raid aereo israeliano che ha colpito nella notte il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito questa mattina soccorritori citati dalla Cnn. I corpi delle vittime sono stati trasferiti all’ospedale di al-Ahli Baptist, come ha spiegato il responsabile dei servizi di emergenza del nord di Gaza, Fares Afana.
Ieri Msf aveva denunciato che migliaia di persone erano intrappolate nel campo profughi senza la possibilità di uscire. Tra loro anche cinque operatori di Medici senza frontiere.
Al bilancio delle vittime si aggiunge un numero imprecisato di ”dispersi che si trovano ancora sotto le macerie”. Secondo l’agenzia di stampa Wafa i dispersi sono almeno 14, mentre i feriti sono una trentina.
Le Idf hanno diffuso oggi un ”messaggio importante” in arabo per i cittadini che vivono del nord di Gaza City, dicendo che ”l’area deve essere evacuata immediatamente tramite Salah El-Din Street verso l’area umanitaria” perché ”è considerata una zona di combattimento pericolosa”. L’Idf spiega che vanno evacuati anche ”i rifugi lì situati” perché i militari israeliani stanno ”operando con grande forza contro le organizzazioni terroristiche e continueranno a farlo per molto tempo”.
Hamas ha accusato l’esercito israeliano di aver commesso “massacri” a Jabalia, nel nord di Gaza. Nella “rappresaglia contro civili disarmati sotto copertura americana” sarebbero rimaste uccise almeno 22 persone e ferite più di 90. Lo rende noto l’organizzazione in una dichiarazione ripresa da Al Jazeera. “Questi massacri sono la continuazione del genocidio criminale in corso contro il nostro popolo, e protetto dal sostegno americano”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che l’escalation di attacchi contro i civili è un tentativo di ‘punire la popolazione per la sua resilienza e il rifiuto dello sfollamento’.
“I continui crimini terroristici nazisti, giunti al secondo anno – afferma Hamas – dimostrano al mondo che questa entità canaglia e fascista è assetata di sangue e cerca vendetta attraverso un ulteriore genocidio contro il nostro popolo a Gaza e la popolazione libanese”.
Intanto proseguono le pressioni Usa per una soluzione diplomatica. Occorre arrivare a una soluzione diplomatica in Libano per evitare un confitto più ampio nella regione, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken ribadendo che Israele ”ha il diritto a difendersi”, ma dicendosi ”allarmato” per la crisi umanitaria causata dalla guerra. “Continuiamo a impegnarci intensamente per prevenire un conflitto più ampio nella regione”, ha detto Blinken ai giornalisti dopo un vertice in Laos.
“Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di contribuire a creare un ambiente in cui le persone possano tornare a casa, in sicurezza e protezione, e i bambini possano tornare a scuola”, ha affermato. “Quindi Israele ha un interesse chiaro e molto legittimo” nel lavorare per la propria sicurezza, ma ”il popolo del Libano vuole la stessa cosa”. Per cui, ha aggiunto Blinken, ”crediamo che il modo migliore per arrivarci sia attraverso un’intesa diplomatica, una su cui stiamo lavorando da un po’ di tempo e su cui ci concentriamo in questo momento”.
Anche il governo dell’Iran è impegnato in un ”intenso e urgente” lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per cercare di limitare la rappresaglia israeliana per l’attacco missilistico lanciato da Teheran il primo ottobre, riporta la Cnn citando proprie fonti ben informate secondo le quali, se proprio l’attacco israeliano dovesse esserci, l’obiettivo è almeno quello di proteggere Teheran.
Secondo le fonti citate dalla Cnn, la preoccupazione dell’Iran deriva dall’incertezza sulla possibilità che gli Stati Uniti convincano Israele a non colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani. Gli Stati Uniti hanno già detto a Israele che non vogliono che prenda di mira i siti nucleari o i giacimenti petroliferi iraniani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato mercoledì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la loro prima conversazione in quasi due mesi , dicendogli che la rappresaglia di Israele sia “proporzionata”.
Anche gli alleati degli Stati Uniti nel Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Qatar, hanno espresso preoccupazione per un possibile attacco agli impianti petroliferi iraniani, che potrebbe avere un impatto negativo sull’economia e sull’ambiente dell’intera regione, ha detto un diplomatico arabo alla Cnn.