Israele-Libano, Netanyahu: “In arrivo giorni difficili”. Raid anche in Yemen

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(Adnkronos) – “Giorni difficili sono ancora in arrivo” dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Beirut. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Gideon Saar, durante la quale il leader di Nuova Speranza ha annunciato il suo ritorno nel governo. 

“Il cambiamento nell’equilibrio di potere porta con sé la possibilità di creare nuove alleanze nella nostra regione perché Israele sta vincendo”, ha affermato Netanyahu, secondo cui “i nostri nemici e amici sono tornati a vedere Israele per quello che è: un Paese forte, determinato e potente”. 

“Anche in questi giorni non dobbiamo dimenticare che siamo ancora nel mezzo di una guerra difficile, i cui costi sono pesanti e la coesione è una condizione necessaria per resistere”, ha aggiunto. 

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sarebbe morto per soffocamento in un bunker non ventilato, motivo per cui il suo corpo è stato recuperato intatto tra le macerie. E’ la valutazione che si fa in queste ore in Israele, secondo quanto riferito da Channel 12. L’emittente spiega che i gas tossici delle esplosioni sarebbero entrati nella stanza in cui si trovava Hezbollah, causandone gradualmente la morte. 

Rinviati i funerali del leader di Hezbollah previsti per domani a Beirut. Lo hanno riferito fonti ad Al-Arabiya, senza aggiungere dettagli. 

Più di 20 “terroristi” sarebbero morti nello stesso raid, spiegano le Idf. “In un attacco mirato delle forze aeree, guidato dalla sezione intelligence, i caccia hanno attaccato e ucciso il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, e Ali Karaki, comandante del fronte sud”, si legge in un comunicato. 

Tra gli “oltre 20” uccisi c’erano membri di diverso livello del gruppo che si trovavano nel quartier generale bombardato nell’operazione. “Da lì dirigevano, pianificavano, guidavano ed erano al comando della lotta contro lo Stato di Israele – aggiungono – I terroristi erano riuniti nel cuore di Beirut, nel quartier generale di Hezbollah, sotto a un edificio civile e vicino a una scuola delle Nazioni Unite”. 

Tra gli uccisi, il capo dell’unità di sicurezza di Nasrallah, Ibrahim Hussein Jazini, il consigliere di Nasrallah, Samir Tawfik Diab, il responsabile delle forze del gruppo, Abd al-Amir Muhammad Siblini, e il responsabile per le armi di Hezbollah, Ali Nawaf Ayoub. Secondo le forze israeliane, Ibrahim Jazini e Diab “erano le persone più vicine a Nasrallah”. 

Israele attacca anche in Yemen. Oggi, l’Aeronautica israeliana ha condotto un raid sul porto di Hodeidah, in Yemen. Lo hanno riferito due funzionari israeliani citati da Axios. La notizia è stata confermata dalla tv dei ribelli Houthi, che controllano ampie zone dello Yemen, mentre una fonte della sicurezza citata dall’emittente al-Hadath ha chiarito che Israele ha preso di mira una centrale elettrica della città in risposta agli attacchi missilistici degli houthi. Secondo alcuni media israeliani e fonti yemenite citati dall’emittente al-Mayadeen, sono stati colpiti anche l’aeroporto internazionale di Hodeidah e due serbatoi di carburante. 

“Il messaggio è chiaro, per noi, nessun posto è troppo lontano”. Lo ha dichiarato sul social X il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, dopo i raid aerei che le Idf hanno condotto su obiettivi in Yemen dei ribelli houthi, alleati dell’Iran.  

Le forze israeliane hanno annunciato di aver “eliminato” Nabil Qaouk, descritto come il responsabile dell’unità di sicurezza preventiva degli Hezbollah libanesi, vicino alla leadership del gruppo. E’ stato ucciso, hanno reso noto come riportano i media israeliani, in un raid effettuato la notte scorsa sulla capitale libanese Beirut. Qaouk era accusato di essere “direttamente coinvolto nel portare avanti attacchi terroristici contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini”. A distanza di ore dall’annuncio, anche Hezbollah ha poi confermato la morte di Qaouk in un raid, riferisce la tv satellitare al-Arabiya. 

In queste ore il nome di Nabil Qaouk era circolato tra quelli dei potenziali successori di Nasrallah. Era, secondo le informazioni dei militari israeliani, nel consiglio esecutivo di Hezbollah ed era vicino alla leadership del Partito di Dio. Un veterano, nel gruppo dagli anni Ottanta. Stando alle notizie del Times of Israel, è stato ucciso in un raid a Beirut della scorsa notte, un giorno dopo Nasrallah. Era stato tra l’altro comandante militare di Hezbollah nel sud del Libano. 

Nel 2020 era stato colpito da sanzioni Usa. Gli Stati Uniti ne hanno evidenziato la partecipazione a nome di Hebzollah a commemorazioni di esponenti del Partito di Dio uccisi e anche a quella in ricordo di Qasem Soleimani, il comandante della Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran ucciso in un raid di un drone Usa in Iraq nel gennaio di quattro anni fa. 

“Sono in corso sforzi diplomatici per un cessate il fuoco” in Libano, ma “la questione non è così semplice”. Lo assicura il ministro libanese dell’Informazione, Ziad Makary, in dichiarazioni rilanciate dalla tv satellitare al-Jazeera. “Certamente il governo libanese vuole un cessate il fuoco e tutti sanno che Benjamin Netanyahu è andato a New York sulla premessa di un cessate il fuoco, ma è stata presa la decisione di uccidere Hasan Nasrallah”, il leader degli Hezbollah libanesi, ha detto Makary. 

Il Paese dei Cedri “non ha altra scelta che quella diplomatica”, ha poi affermato il premier Najib Miqati in dichiarazioni rilanciate dalle tv satellitari arabe dopo una riunione del governo di Beirut. Intanto “il numero degli sfollati” in Libano “potrebbe arrivare a un milione”, avverte Miqati, che ha parlato di quello che potrebbe essere “il più grande spostamento di persone mai registrato” nel Paese. 

Gli Hezbollah libanesi confermano intanto l’uccisione di Ali Karaki nel raid israeliano sulla periferia sud di Beirut in cui venerdì scorso è stato ucciso il leader del Partito di Dio, riferisce la tv satellitare al-Arabiya. La morte di Ali Karaki, comandante del gruppo per il ‘fronte sud’, era stata annunciata ieri dalle forze israeliane. 

Karaki, afferma in un comunicato Hezbollah, “era direttamente responsabile e responsabile sul terreno per la guida del settore sud con tutti i suoi assi e unità a sostegno del fronte a partire dall’8 ottobre 2023 e fino al martirio”. 

Il riferimento è alla decisione di Hezbollah di quel giorno di intervenire con attacchi oltreconfine contro il territorio israeliano in “solidarietà” con Hamas, nel mirino della campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza, scattata in risposta all’attacco 7 ottobre in Israele. Ali Karaki era stato appena nominato nel Consiglio della Jihad di Hezbollah. Nei giorni scorsi era sfuggito a un altro raid. 

Un nuovo raid israeliano ha intanto colpito la periferia sud di Beirut, tradizionale roccaforte di Hezbollah, riferiscono i media libanesi. Testimoni citati dal giornale L’Orient Le Jour affermano che è finita nel mirino la zona di Ghobeiri. 

Sarebbero quindi undici i morti ad El-Ain, località nel nordest del Libano, colpita da un altro raid israeliano. E’ quanto riferisce l’agenzia libanese Nna, senza precisare se le persone uccise siano membri di Hezbollah o civili. Secondo l’agenzia, i soccorritori sono ancora al lavoro per recuperare cinque degli 11 corpi senza vita dopo il raid che ha distrutto una casa in questa località della valle della Bekaa. 

E almeno 17 persone, tutte di una stessa famiglia, sarebbero morte in un raid israeliano che ha colpito la zona di Zboud, sempre nella valle della Bekaa, riferisce ancora Nna. 

Un raid aereo israeliano ha inoltre colpito nei pressi della zona di al-Qusayr, in Siria, vicino al confine con il Libano, riferisce il Times of Israel che rilancia notizie di media arabi. 

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, insieme al capo di stato maggiore delle forze israeliane Herzi Halevi, il comandante della divisione operazioni, Oded Basiuk, e il capo dell’intelligence militare, Shlomi Binder – aveva reso noto ieri l’ufficio del ministro citato da YNet – è intanto impegnato in una valutazione della situazione operativa, con enfasi sulla prontezza delle forze a estendere l’offensiva nel settore nord. 

Israele intanto non ha ancora deciso sull’eventualità di un’operazione di terra in Libano. Lo scrive il Jerusalem Post, che cita diverse fonti di “autorevoli” e aggiunge che – se arrivasse il via libera a un’incursione – “l’attuale piano iniziale” prevede un’operazione “limitata al sud del Libano o ad alcune aree del Libano meridionale”. 

Ma, evidenzia il giornale dopo l’uccisione del leader degli Hezbollah e le notizie dei media americani, la situazione “potrebbe cambiare in qualsiasi momento”, anche per un eventuale attacco del gruppo orfano del suo segretario generale. Nel caso di un attacco letale contro Israele, prosegue il Post, Israele potrebbe dover “anticipare i suoi piani e potrebbe anche dover invadere più in profondità”. 

Al momento, stando al giornale, Israele preferisce vedere se il futuro leader di Hezbollah “adotterà un approccio più pragmatico per porre fine al conflitto”, anche se non mancano dubbi. 

Israele sta preparando una manovra di terra limitata in Libano, aveva anticipato stamani una fonte Usa citata dalla Abc. “Israele non ascolta l’amministrazione Biden, malgrado le sue ripetute richieste di una soluzione diplomatica”. I due funzionari americani hanno parlato di operazioni su scala ridotta o “movimenti di confine” che potrebbero essere iniziati o stanno per iniziare contro obiettivi di Hezbollah. E hanno confermato che Israele non sembra aver deciso se lanciare un’operazione di terra, ma è pronto alla possibilità di un’incursione che avrebbe comunque una portata ridotta. 

L’obiettivo resta mantenere la promessa fatta agli israeliani, consentire il ritorno nelle proprie case di migliaia di persone costrette ad abbandonare le aree del nord di Israele a causa delle ostilità con gli Hezbollah libanesi riesplose l’8 ottobre dello scorso anno dopo l’avvio delle operazioni israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza in risposta all’attacco del giorno precedente in Israele. 

Lo Stato ebraico starebbe spostando le sue truppe al confine settentrionale. E un’incursione di terra, ‘circoscritta’ nel vicino Libano sarebbe una possibilità, affermavano quindi un funzionario dell’amministrazione e un ufficiale Usa citati dalla Cnn, entrambi con la precisazione che non sembra Israele abbia deciso se procedere o meno con l’operazione. 

La valutazione, precisa una fonte, si basa sulla mobilitazione di truppe israeliane e sulla bonifica di aree, mosse che potrebbero essere i preparativi per un’incursione di terra dopo l’uccisione del leader degli Hezbollah libanesi. 

“Unità” in un “periodo critico e delicato”. In Libano, intanto, le Forze Armate hanno diffuso un comunicato all’indomani della conferma dell’uccisione di Nasrallah, con l’accusa a Israele di “lavorare per attuare i suoi piani distruttivi e seminare distruzione tra i libanesi”. “Il Comando dell’Esercito – si legge nella dichiarazione riportata dall’agenzia libanese Nna – continua ad adottare le misure di sicurezza necessarie e a svolgere i suoi compiti a tutela della pace civile”. 

“Alla luce della continua aggressione criminale da parte del nemico israeliano, che ha provocato il martirio di Nasrallah e di molte altre migliaia di martiri, oltre a migliaia di feriti negli ultimi giorni, il Comando dell’Esercito invita i cittadini a mantenere l’unità nazionale e ad astenersi da azioni che potrebbero compromettere la pace civile in questo periodo critico e delicato nella storia del nostro Paese”, afferma la dichiarazione in cui si chiede ai libanesi di “cooperare” in nome dell'”unità nazionale, che resta l’unica garanzia per il Libano”. 

Ma gli Usa insistono nel pressing. “E’ tempo di un cessate il fuoco adesso”, ha scandito una volta ieri il presidente Usa rispondendo proprio a una domanda dei giornalisti sull’ipotesi di un invasione di terra di Israele in Libano. 

Biden ha comunque ribadito che “gli Stati Uniti sostengono totalmente il diritto di Israele a difendersi da Hezbollah, Hamas, gli Houthi e qualsiasi altro gruppo terroristico sostenuto dall’Iran”. E “ho dato istruzioni al mio segretario alla Difesa di rafforzare ulteriormente la posizione difensiva delle forze militari statunitensi nella regione del Medio Oriente per scoraggiare l’aggressione e ridurre il rischio di una guerra regionale più ampia”, ha aggiunto. 

Nel frattempo comunque il dipartimento di Stato Usa ha chiesto ad alcuni dipendenti in missione in Libano e alle loro famiglie di lasciare il Paese in vista di una possibile escalation del conflitto “a causa della situazione della sicurezza a Beirut volatile e imprevedibile”, rende noto Cnn. La richiesta riguarda i dipendenti che non sono assegnati a compiti di emergenza, non tutto il personale dell’ambasciata a cui comunque si chiede di non viaggiare per ragioni personali senza una autorizzazione. Ulteriori limiti sui viaggi potranno essere imposte “con poco o nessun anticipo a causa delle questioni di sicurezza e minacce”. I voli di linea sono ancora operativi “ma a una capacità ridotta”. 

“Non esiteremo ad aiutare la resistenza a qualunque livello sia necessario”, afferma intanto il capo del Parlamento iraniano, Mohammad Baqer Qalibaf. Le sue dichiarazioni vengono riportate dall’agenzia iraniana Mehr. L”asse della resistenza’, sostenuto dall’Iran, va dagli Hezbollah libanesi, ai palestinesi di Hamas, dagli Houthi dello Yemen a vari gruppi armati sciiti in Iraq, fino in Siria. 

In Medio Oriente “tutto è possibile, anche la guerra”, ha intanto detto da New York all’agenzia iraniana Fars il capo della diplomazia del governo di Teheran, Abbas Araghchi. “Tutti dovrebbero essere consapevoli del fatto che la situazione è assolutamente esplosiva e che tutto è possibile, anche la guerra”, ha detto il ministro all’agenzia, legata ai Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Araghchi non ha risparmiato accuse a Israele e ha affermato che per questo l’Iran ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu. 

I Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani, confermano quindi l’uccisione in Libano del “generale Abbas Nilforooshan”. E’ stato ucciso nel raid israeliano di venerdì a Beirut in cui è stato assassinato il leader degli Hezbollah libanesi, affermano secondo quanto riportano le agenzie iraniane all’indomani delle notizie circolate sui media sulle sue sorti. Nilforooshan viene descritto come un alto comandante della Forza Quds dei Pasdaran e comandante dei Guardiani della Rivoluzione in Libano. 

L’uccisione del generale “non resterà senza risposta”, ha quindi assicurato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in una dichiarazione rilanciata dai media israeliani.