Gaza, oltre 35mila morti. Hamas: “La sanità è al collasso”

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(Adnkronos) – Nella Striscia di Gaza la sanità è al “collasso”. “Poche ci separano dal collasso del sistema sanitario a causa del mancato arrivo del carburante necessario per far funzionare i generatori negli ospedali, per far uscire le ambulanze”, denuncia il ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. La tv satellitare al-Jazeera rilancia la denuncia passati più di sette mesi dall’attacco del 7 ottobre in Israele e dall’avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza.  

Il bilancio delle vittime nell’enclave dal 7 ottobre ha intanto superato quota 35.000, ha affermato il Ministero della Sanità di Gaza. Intervenendo alla CBS, Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che gli Stati Uniti credono che Israele abbia ucciso più civili che terroristi di Hamas durante la guerra a Gaza. E ha detto che il Paese deve fare di più per mitigare le morti civili. 

 

Continuano intanto i raid di Israele contro Hamas in tutta la Striscia di Gaza. Nella notte attacchi sono stati condotti dalle Idf sulla parte orientale di Rafah, dove sono state colpite auto della polizia di Hamas. Ci sono anche bombardamenti sulla parte centrale e occidentale della città, dove almeno cinque palestinesi sono stati uccisi. Sempre nella notte sono stati condotti raid aerei contro il quartiere di Shejaiya a Gaza City nel nord della Striscia causando almeno un morto e diversi feriti. Attacchi anche nel campo profughi di Jabalya, nel nord.  

 

“O noi o loro, i mostri di Hamas”. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato la necessità di restare “uniti perché solo insieme vinceremo” durante la cerimonia per lo Yom HaZikaron, la Giornata dedicata alla memoria dei caduti, che si è svolta al cimitero militare su Monte Herzl a Gerusalemme. “Siamo determinati a vincere questa lotta”, ha detto Netanyahu sostenendo che la guerra in corso nella Striscia di Gaza è “una scelta tra libertà e prosperità, contro disperazione, omicidi e violenza”. Parlando a ministri, rabbini capi, al capo di stato maggiore delle Idf, diplomatici e famiglie in lutto, il premier israeliano ha promesso che “raggiungeremo l’obiettivo della vittoria riportando a casa tutti i nostri ostaggi”. 

 

In un colloquio telefonico, Blinken ha ribadito al ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant l’opposizione degli Stati Uniti a un’offensiva militare di terra a Rafah e ha ”sottolineato la necessità urgente di proteggere i civili e gli operatori umanitari a Gaza”. Come si legge in una nota del Dipartimento di Stato Usa, Blinken ha anche chiesto a Gallant di ”garantire che gli aiuti possano entrare a Gaza e di favorire la loro distribuzione all’interno di Gaza mentre Israele mira agli obiettivi di Hamas”. Blinken ha inoltre ”espresso l’impegno determinato degli Stati Uniti nei confronti della sicurezza di Israele e l’obiettivo condiviso della sconfitta di Hamas”, si legge nella nota. 

 

La guerra che le Idf stanno conducendo contro Hamas “modellerà le vite degli israeliani nei decenni a venire”, ha detto Gallant, che nel corso di una cerimonia del Giorno della Memoria sul Monte Herzl, spiegando che Israele non aveva altra scelta se non quella di entrare in guerra. “Il conflitto continuerà finché non restituiremo i nostri ostaggi, smantelleremo Hamas e le sue capacità militari”, ha precisato. 

In una dichiarazione rilasciata ieri, il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, ha spiegato che “le Forze di Difesa Israeliane stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una sconfitta definitiva di Hamas e riportare a casa tutti i nostri ostaggi”. “Dall’inizio dell’operazione abbiamo eliminato decine di terroristi”, ha aggiunto sottolineando che “prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente verso le aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui Hamas li mette. La nostra guerra è contro Hamas, non contro la popolazione di Gaza”. 

 

A Jabalia, i carri armati e le truppe israeliane stanno avanzando sempre più nelle parti orientali e centrali del campo – il più grande degli otto storici campi profughi di Gaza – con furiose battaglie tra l’esercito e i gruppi palestinesi. Lo scrive al Jazeera.  

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che quasi 360.000 persone sono fuggite da Rafah, a Gaza, da quando Israele ha emesso l’ordine di evacuazione il 6 maggio. “Non c’è nessun posto dove andare. Non c’è sicurezza senza un cessate il fuoco”, ha affermato l’agenzia in un post su X.